La seconda stagione di Broadchurch si avvicina ormai al gran finale: manca infatti un solo episodio alla conclusione e in attesa di potercelo gustare possiamo un po’ tirare le somme sulla serie della ITV, ideata da Chris Chibnall e Louise Fox e che vede protagonisti David Tennant e Olivia Colman.
Non è facile recensire come sicuramente non sarà stato facile per gli autori riprendere in mano una storia così avvicente e darle un degno seguito. Se la prima poteva tranquillamente definirsi perfetta se non direttamente un capolavoro, questa non lo è altrettanto, ma non è necessariamente un male.
Come ho detto non è facile ripetersi, quindi certi difetti ci stanno.
Il primo episodio della seconda stagione riparte dal processo a Joe Miller (Matthew Gravelle), assassino reo confesso del piccolo Danny Latimer, che decide di proclamarsi non colpevole e assume un’avvocatessa senza scrupoli Sharon Bishop (Marianne Jean-Baptiste)e la sua degna assistente Abby Thompson (Phoebe Waller-Bridge).
A fare da contro-altare alle due subdole donne c’è Jocelyn Knight, interpretata dalla grande attrice cinematografica Charlotte Rampling, che non ha certo bisogno di presentazioni: Jocelyn ha deciso di assumersi l’onere dell’accusa contro Joe primo perché secondo lei non vi è nessuno che difende Danny e secondo perché conosce la malignità di Sharon, essendo stata la sua maestra.
Una parte importante della trama si svolge dunque in aula dove sarebbe impossibile già in partenza parteggiare per la signora Bishop visto chi difende, ma la donna ci mette del suo riuscendo ad essere meschina, squallida e incapace di prendersi le sue responsabilità come donna e come madre, specchio fin troppo fedele del suo cliente. Sicuramente gli autori volevano darci queste sensazioni, tuttavia non si può non notare come Jocelyn sia stata scritta benissimo, con diversi chiaro scuri, che non ne fanno una donna perfetta, anzi visto che tempo addietro era fuggita dal suo grande amore per rifugiarsi nel lavoro e probabilmente perché non si sentiva in grado di difendersi dai pettegolezzi di paese, visto che amava e ama una donna, Maggie Radcliffe (Carolyn Pickles), direttrice del giornale di Broadchurch, verso cui lentamente si riavvicinerà. Jocelyn, inoltre, faticava ad ammettere i propri problemi di salute, ovvero il suo essere ormai prossima alla cecità e in principio aveva rifiutato di rappresentare l’accusa. Insomma siamo di fronte ad una donna vera con i suoi principi morali, le sue fragilità e le sue paure, non un’eroina perfetta per fortuna.
L’abisso che c’è tra lei e Sharon è lo stesso che c’è tra una montagna e un sassolino ed è realmente difficile provare anche solo compassione per quest’ultima e la triste vicenda di suo figlio. Al massimo si prova pietà per lui che ha avuto una madre incapace in tutti i sensi, ma lei è odiosa fino al midollo, complice appunto una scrittura davvero poco attenta ai chiaro scuri su di lei. Qualche scena in cui quantomeno prova rimorso per le sorti del figlio non avrebbe guastato. Si può fare un personaggio malvagio senza che sia così squallido e così piatto.
Tra l’altro dare così tanto spazio ad un processo che pareva segnato in partenza e invece vive dei pettegolezzi e della falsità di questa donna, che pare aver pure convinto il giudice, sa molto di allunga brodo. Sarà realistico, ma sempre allunga brodo rimane. Fosse successo ad una serie americana gli autori sarebbero stati linciati.
Tuttavia vorrei che sia chiara una cosa: questa non è una stroncatura. La seconda stagione regge bene, non è perfetta come la prima, ma ci sono tante cose positive. Tantissime cose positive.
Vi ho detto di Jocelyn, però vi è anche altro. In primis tutto il contesto che vi è al di fuori del processo, con le varie famiglie coinvolte, i Latimer, i Miller e il detective Alec Hardy (David Tennant, sempre più bravo).
Mark(Andrew Buchan, più credibile rispetto alla prima stagione), devastato dalla morte del figlio e dai sensi di colpa, è uno dei personaggi che è cresciuto di più in questa seconda stagione: prima cerca conforto nel figlio dei Miller, Tommy, tentando forse di stabilire con lui il rapporto che era mancato con Danny, poi con la nascita dell’ultima figlia, Liz, cerca di non perdersi nulla, provando a rimediare agli errori del passato. Il rapporto con Beth scricchiola anche perché, cosa paradossale, lui è stato molto sincero in tribunale e ha raccontato di essere stato sul punto di lasciarla, quindi lei, ora si sente abbandonata e chiede che lui le stia vicino per amore, non perché hanno perso Danny, richiesta legittima.
Anche Beth( Jodie Whittaker, molto intensa) ha fatto una lunga strada: distrutta pure lei dai sensi di colpa per la morte di Danny, sfoga inizialmente la sua rabbia verso Ellie (Olivia Colman, bravissima), accusandola di ogni male, per poi avere il coraggio di lasciarsi andare con lei e ricostruire un rapporto sincero.
Il reverendo Paul Coates (Arthur Davill, uno dei migliori del cast, lontano anni luce dal Rory di Doctor Who) è forse la persona più pulita, come ha detto la mia amica Simona, all’interno della storia. Con una fermezza e una forza d’animo incredibile decide di voltare le spalle a Joe, stanco del fatto che questi non sia capace di prendersi le sue responsabilità. Un bel messaggio a chi parla del fatto che il perdono deve essere dato a prescindere. Paul è chiarissimo in questo senso. Il lavoro si fa in due. E per redimersi occorre un’accettazione delle proprie responsabilità e un desiderio sincero di cambiare. Non si può scappare. Questo discorso il reverendo lo ha fatto a se stesso, lo fa a Joe e lo farà a Claire Ripley (Eve Myles, anche lei lontanissima dalla Gwen di Torchwood e per questo molto brava), altro personaggio cardine di questa seconda stagione.
E proprio la vicenda che coinvolge Claire e il suo ex marito, Lee Ashworth (James D’Arcy), quella del caso insoluto di Pippa Gillespie e della sua baby sitter a Sandbrook, rimasto sul gozzo all’ispettore Hardy, è un altro punto a favore di questa stagione: come avvenne nella prima gli autori sono stati bravi mescolare le carte tanto che ancora adesso è difficile comprendere chi sia il vero responsabile. Forse lo stalker? Forse addirittura il padre di Pippa? Non conviene neanche scartare l’ipotesi di Lee, creduto inizialmente responsabile da Alec che fu sul punto di incastrarlo anni addietro. Ottimo e quasi mefistofelico il lavoro di squadra condotto da Alec e Ellie in questa indagine che hanno giocato pesante sia con Ashworth che con Claire, spingendoli a crollare, tanto che lei ha portato il ciondolo all’ispettore, la famosa prova mancante che fece saltare il processo all’ex marito.
A proposito del rapporto Alec e Ellie è indubbio che si è giocato molto in questa stagione su una possibile storia tra i due, non tanto per le accuse di Sharon durante il processo, quanto proprio per l’indagine su Sandbrook, condotta fianco a fianco, arrivando pure a condividere lo stesso letto, senza mai sfiorarsi. Il dubbio che lei si sia presa una cotta c’è mentre lui sembra ancora legato all’ex moglie, anche se non ne comprendiamo il motivo.
La chimica tra Tennant e la Colman è evidente, però non sappiamo se gli autori vogliano davvero regalarci una storia d’amore tra i due. Poteva essere interessante farla nascere all’inizio della stagione visto che lui le era stato vicino in un momento tanto difficile, ora come ora non si sa. Pare tutto molto nebuloso.
Sicuramente sono un’ottima squadra di investigatori, che sanno fare il loro lavoro anche in situazioni di notevole tensione emotiva.
Alec ci tiene a dare giustizia alle due ragazze uccise, ma ora l’ossessione pare essergli passata, è più tranquillo, dopo l’operazione al cuore, aver sfogato tanta rabbia repressa lo ha rasserenato, così come Ellie che sta riprendendo in mano la sua vita, anche se si sente molto sola e con molto tatto cerca di dare consigli giusti a Beth sul suo matrimonio.
Siamo alle battute finali. Manca soltanto un episodio. Uno solo e scopriremo la verità su ciò che è accaduto a Sandbrook. Vedremo se saranno più convincenti la capacità oratoria e le prove inoppugnabili che Jocelyn ha messo in campo al procedimento, portando alla condanna definitiva di Joe per l’omicidio del povero Daniel Latimer, oppure se vinceranno le illazioni, le voci di corridoio e il tentativo di spostare l’attenzione dei giurati su un diverso colpevole: Mark Latimer.
Joseph Michael Miller sarà dichiarato colpevole o verrà assolto?
A questo punto della storia, tutto è possibile a Broadchurch.
Grazie alla mia cara Simona Ingrassia per la revisione di questa recensione.
Vi lascio con una divertente intervista a David Tennant e Olivia Colman dove parlano delle fan art sexy su di loro!
Recensione assolutamente superba e ben fatta. Avete saputo analizzare in poche parole – ma perfette – tutti i componenti del cast.
Lo so, è una frase quasi scontata, ma concordo su tutto, virgole comprese.
I personaggi che più stanno sulle bolle sono proprio Joe e gli avvocati della difesa, i quali hanno giocato solo e solamente sulle illazioni sapendo senza dubbio che Joe è indifendibile, e per questo giocando ancora più sporco. Il problema è che per lo spettatore riesce difficilissimo immedesimarsi in Sharon, nonostante il dramma del figlio in carcere, proprio per come è stato costruito. Voluto dagli autori per far parteggiare gli spettatori contro lei e Joe, o semplicemente un personaggio scritto con poche sfaccettature? Boh…
Nel frattempo non ci resta che attendere l’ultima puntata e vedere tutti i nodi torneranno al pettine o no.
Grazie cara ^_^. Troppo buona! Sì il dubbio che sia proprio scritto male il personaggio c’è. Vedremo martedì il finale se sistemerà tutto.